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2006-02-11

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2006-02-12

"Sono 21 i cigni colpiti, 20 morti, cinque i casi ad alta virulenza"

Aviaria, Storace: "Pronti i provvedimenti"

Il ministro della Salute riferiscce sulla situazione: stabilite le azioni nelle aree interessate, diverse misure di emergenza già in atto

 

Francesco Storace, ministro della Salute (Ansa)

ROMA - Sono 21 i cigni colpiti da influenza aviaria in Italia, di cui 20 morti. Secondo i risultati degli esami del Centro di riferimento di Padova, sono 5 i casi di H5N1 ad alta patogenicitá: uno nella provincia di Taranto, uno a Vibo Valentia e 3 in Sicilia tra Messina e Catania. Lo ha affermato il ministro della Salute Francesco Storace durante la conferenza stampa in corso al ministero. "È necessario far capire che se ci fossero motivi di preoccupazione lo diremmo", ha spiegato il ministro dicendosi tranquillo. Il livello di allerta indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità in queste situazioni è fermo già da mesi al terzo gradino.

ETICHETTE - Quanto è accaduto in Italia, ha ricordato il ministro ha già riguardato altri paesi come la Bulgaria, la Romania, la Grecia e Cipro. Per il ministro non è quindi necessario cambiare i propri comportamenti alimentari. "Di pollo farei indigestione - ha detto il ministro - ricordiamoci che i casi hanno riguardato solo i cigni". Ma alle domande su come si devono comportare i consumatori il ministro si è limitato a rispondere consigliando di scegliere sempre le carni con l'etichettatura sulla loro provenienza.

INIZIATIVE - Il ministro ha poi riferito circa le iniziative prese: "Il territorio interessato è stato diviso in zone di protezione e di profilassi. Le zone di protezione sono quelle entro un raggio di tre chilometri da dove è stato trovato un animale infetto. Le zone di profilassi sono invece quelle entro dieci chilometri dal ritrovamento.

DUE "ZONE"- "Nella zona di protezione, la più a rischio, vengono individuati tutti i pollai, gli allevamenti e le aziende avicole sotto la responsabilità dei sindaci e dei servizi veterinari delle Asl", ha spiegato Storace. "In questi siti occorrerà fare visite documentate e ripetute con esame dei volatili domestici compresa la raccolta dei campioni per gli esami di laboratorio. Dovranno inoltre essere sempre effettuate le procedure di disinfezione all’entrata e all'uscita e sarà messo in atto un divieto di accesso alle persone non autorizzate". "In sostanza", ha proseguito il ministro, "si attua l’ordinanza di biosicurezza del 22 ottobre, che prevede tra l'altro le doppie reti antipassero e il divieto di mostre, mercati, fiere dove si possa verificare una concentrazione di animali". "Sarà inoltre messo in atto un monitoraggio attivo della malattia degli uccelli selvatici, e , a cura dei sindaci monitoraggio della malattia tra i cacciatori e altre persone interessate. È previsto inoltre l'abbattimento degli animali a rischio. E anche eventualmente l'abbattimento e la distruzione di altri volatili". "Nelle stesse zone viene vietata la movimentazione degli animali domestici per 21 giorni e viene vietato l'invio di di uova e carne" "Nelle zone di sorveglianza verranno fatti invece controlli a campione in tutti gli allevamenti"

PASSI ISTITUZIONALI - Domani sarà convocata l'Unità di crisi al ministero della Salute, cui parteciperanno i rappresentanti delle regioni interessate". Martedì Storace riferirà alle 14 alla Camera e alle 16 al Senato.

11 febbraio 2006

MILANO - Nelle ultime settimane si sono succedute molte notizie sul cosiddetto "rischio pandemia" legato all’influenza dei polli. Alcune di queste notizie sono state accompagnate da cifre e toni anche molto allarmanti. Col risultato che l’allarme, non solo a livello istituzionale, ma anche di singoli cittadini, ormai c’è davvero. Abbiamo allora cercato di fare un po’ di chiarezza sui termini del problema, ponendo le domande che più probabilmente ci facciamo come "persone comuni" al professor Giovanni Rezza, che, come direttore del Reparto di epidemiologia del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di sanità, è probabilmente una delle persone più titolate a darci i chiarimenti necessari.

Che cos’è l’influenza aviaria?
L'influenza aviaria è una malattia dei volatili causata da un virus dell'influenza di tipo A. Può contagiare quasi tutti i tipi di uccelli, con manifestazioni da molto leggere a molto gravi e contagiose. In questi casi la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida in gran parte dei casi dell’animale. Si conoscono almeno quindici sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli. La maggior parte dei casi di trasmissione all’uomo è stata causata da virus di tipo A dei sottotipi H5 e H7. A seconda della combinazione di proteine sulla superficie del virus (H = emoagglutinina, N= Neurominidasi) il virus acquisisce una denominazione diversa (H5N1, H7N2 ecc). Il più pericoloso è ritenuto il sottotipo H5N1.

Perché proprio l’ormai famoso ceppo H5N1 è pericoloso?
Perché negli ultimi due anni è già passato più volte da una specie all’altra, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e altri mammiferi, oltre ai maiali (particolarmente importanti perché ricettivi sia ai virus aviari che ai virus umani). Inoltre nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus di contagiare anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in molti casi hanno portato a morte. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un periodo di almeno 10 giorni.

Perché fa tanta paura l’influenza dei polli?

Prima di tutto perché nelle ultime le tre pandemie (1918, 1957, 1968), è stata verificata la presenza di parti di virus aviario combinato con quello dell’influenza umana in una persona infettata probabilmente da entrambi con entrambi i virus. Questo fa ritenere che i due virus si siano mischiati e abbiano generato un nuovo virus particolarmente temibile perché nuovo. Inoltre tutti i virus di tipo A hanno già di per sé la tendenza ad andare incontro a cambiamenti nel proprio codice genetico ogni volta che si replicano e questo rende chiaramente più probabile un evento del genere.

Ma se il virus passa dai polli all’uomo il problema non dovrebbe riguardare solo chi lavora o vive a contatto con questi animali? Una volta che il virus sia passato all’uomo e sia adattato ad esso, il contagio avverrebbe come per la normale influenza, attraverso le vie aeree, senza più bisogno del "salto di specie", e quindi la diffusione sarebbe molto rapida e non limitata agli ambienti in cui ci sono i polli infetti.

Ma anche se si trasmettesse con la rapidità e le facilità di una

Virus influenzale (Ansa)

normale influenza perché dovrebbe comportarsi diversamente dall’influenza degli altri anni? Perché in caso di mutazione nel passaggio dal pollo all’uomo il virus sarebbe del tutto "nuovo" per il sistema immunitario umano, e nessun organismo umano sarebbe probabilmente in grado di combatterlo e di limitarne la diffusione.

Ma questo non spiega ancora perché dovrebbe fare così tanti morti. Un conto è la rapidità della diffusione un conto è la capacità di uccidere. Anche ammettendo che tutti prendessimo l’influenza perché mai il virus dovrebbe essere più "cattivo" degli altri virus influenzali? Proprio perché non essendo il sistema immunitario pronto ad arginarlo sarebbe in grado di fare maggiori danni all’organismo. (Sulla possibile letalità si veda anche alle domande successive)

Va bene. Ma il famoso contagio uomo-uomo seguito a quello pollo-uomo è già avvenuto? Il contagio pollo-uomo è avvenuto decine di volte negli ultimi anni provocando numerosi morti. Quello uomo-uomo è avvenuto con molta probabilità almeno una volta circa un anno fa . Adesso però si stanno studiano altri casi verificatosi di recente in Indonesia..

Ma se il contagio uomo-uomo è già avvenuto in Paesi così popolosi e probabilmente non dotati di grandissimi strumenti di protezione sanitaria perché mai un’epidemia non è ancora esplosa nemmeno lì? Proprio perché questo virus non si è ancora adattato perfettamente all’uomo e non è ancora in grado di trasmettersi in modo efficiente da uomo a uomo

Quali sono i sintomi dell’influenza aviaria nei polli? E nell’uomo? L’influenza aviaria nell’uomo provoca una sintomatologia che va da una sindrome simile influenzale a infezioni oculari, polmonite grave ed altre complicanze gravi che possono mettere a rischio la vita

Come si fa stabilire rapidamente se si tratta proprio di quell’influenza? Esistono test specifici? Esistono test rapidi per l’influenza umana da fare direttamente nelle corsie e sui malati a letto, ma non hanno la precisione dei test di laboratorio più complessi, necessaria a comprendere appieno i casi più recenti per capire se si sta diffondendo una infezione umana, direttamente dagli uccelli o da persona a persona. Insomma non c’è da aspettarsi il medico che fa il test a casa al letto del malato.

Esiste un vaccino specifico per l’influenza aviaria nell’uomo? Se non ancora quando sarà pronto? Un vaccino potrebbe esserci presto. Il problema è che noi dovremmo avere a disposizione un vaccino efficace contro il ceppo che determinerà l’epidemia, trasmissibile da uomo a uomo, e questo ceppo non sappiamo ancora qual è e allora potrebbero passare anche mesi per produrre il vaccino in quantità significative, in grado di conferire protezione. Il ceppo H5N1 attualmente circolante potrebbe essere differente da quello che darà luogo a un eventuale epidemia a trasmissione interumana. Altrimenti si sarebbe già diffuso come dicevamo prima.

Si rischia qualcosa mangiando polli o uova? No, a patto di mangiarli ben cotti. Il calore uccide il virus.Oltretutto i nostri polli sono attualmente sani. La nostra produzione nazionale copre il 100% del fabbisogno.

Serve farsi il normale vaccino antinfluenzale? La vaccinazione antinfluenzale con il vaccino in uso nella corrente campagna vaccinale, pur non conferendo una protezione specifica verso il ceppo A(H5N1), è utile al fine di evitare l’eventuale coinfezione, ovvero la contemporanea infezione da virus influenzali umani e virus aviario. Serve più a fini di sanità pubblica che individuali.

Esistono farmaci antivirali in grado di agire contro questo virus? Sono disponibili farmaci antivirali appartenenti a due diverse classi, ma non tutti sono attualmente commercializzati in Italia.
-Inibitori della M2: amantadina e rimantadina sono attivi nei confronti dei virus influenzali appartenenti al tipo A; di tali farmaci, soltanto la amantadina è commercializzata in Italia. L’analisi iniziale dei virus isolati dai casi morali di influenza H5N1 in Vietnam indicano che il ceppo appare resistente agli inibitori della M2; sono in corso ulteriori analisi per confermare la resistenza alla amantadina.
- Inibitori della neuraminidasi: zanamivir ed oseltamivir. Attualmente soltanto lo zanamivir è commercializzato in Italia, mentre l’oseltamivir dovrebbe esserlo a breve. Zanamivir ed oseltamivir sono efficaci nei confronti sia dei virus di tipo A che di quelli del tipo B. L’oseltamivir è stato impiegato nell’episodio di influenza aviaria dei Paesi Bassi della primavera 2003, per prevenire l’infezione in operatori professionalmente esposti.
I laboratori appartenenti alla rete globale di sorveglianza dell’influenza stanno lavorando anche per confermare l’efficacia degli inibitori della neuroaminidasi verso i ceppi H5N1 attualmente circolanti.
I farmaci antivirali, alcuni dei quali possono essere usati sia per il trattamento che la prevenzione, sono clinicamente efficaci contro i ceppi dell’influenza di tipo A in persone, adulti e bambini, che per il resto siano in buone condizioni di salute, ma hanno alcuni aspetti negativi. Alcuni di questi farmaci sono costosi e le riserve sono limitate.

Servono davvero questi farmaci? Sembra che le previsioni di efficacia per una somministrazione generale siano state fatte solo in base a modelli matematici. Per quanto possano essere prestigiose le riviste su cui sono state pubblicate queste previsioni a qualcuno forse potrebbe venire il sospetto che gli unici ad avere un vantaggio assicurato siano solo i produttori delle medicine in questione….
Questi farmaci hanno un’efficacia limitata: possono abbreviare la durata dei sintomi e diminuirne la gravità, ma fino adesso non mi sembra che non abbiano dato grossi risultati nell’influenza aviaria, anche se l’oseltamivir nelle prove in vitro sembrava abbastanza attivo. Sulla possibile riduzione della trasmissione nelle persone esposte in misura preventiva l’efficacia è da stabilire ma porrebbero essere utili in mancanza di un’alternativa, soprattutto nella prima fare dell’epidemia, quando ancora non fosse disponibile il vaccino. In una famiglia in cui ci fosse, per esempio, un caso di infezione, potrebbe essere giustificato darli ai familiari. In questo senso l’immagazzinamento di una certa quantità di dosi potrebbe essere utile a coprire il lasso di tempo dalla partenza dell’epidemia all’arrivo del vaccino. Certamente l’efficacia anche in termini di riduzione dell’infezione è ancora da stabilire.

Vaccino antinfluenzale (AP)

Come ci si dovrà comportare in caso di reale arrivo dell’infezione? Quali precauzioni possono essere adottate per evitarla? Si raccomanda ovviamente di evitare il contatto con gli animali (pollame e suini), quindi, qualora ci si rechi nei paesi interessati, si consiglia di evitare le zone rurali e i mercati dove vengono commercializzati animali vivi. Inoltre, si raccomandano le norme di igiene personale, in particolare il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone.

E il vaccino, se ci dovesse essere, entro quanto tempo dopo la somministrazione sarà efficace? Come per il normale vaccino antinfluenzale probabilmente circa un mese.

L’influenza aviaria ha qualcosa a che fare con la Sars? No la Sars è provocata da un altro virus: un coronavirus

Ci sono categorie di persone che rischiano più di altre? Chi vive a contatto con animali che lo possono trasmettere. Se si parla dell’attuale influenza aviaria.. Se invece si verificasse davvero una pandemia il rischio sarebbe maggiore, come sempre, per le persone che vivono in comunità affollate o che vengono in contatto con i malati.

Come bisognerà comportarsi con gli animali domestici? Potrebbero diventare serbatoio del virus? In Italia difficilmente gli animai domestici potrebbero diventare focolaio d’infezione in quanto innanzitutto la stragrande maggioranza del pollame vive in allevamenti coperti e inoltre l’ottima rete di Istituti zooprofilattici sarebbe in grado di identificare prontamente l’infezione e arginare l’epidemia. Se si elimina l’epidemia del pollo è difficile che il cane la prenda dal migratore.

Sono verosimili le stime di 150mila morti in Italia? E su quale base sono state calcolate? Le stime sui morti sono tutte da verificare perché non sappiamo quale sarà la virulenza del ceppo che eventualmente si dovesse trasmettere da uomo a uomo. Se noi diamo per assunto che il virus per diventare trasmissibile da persona e persona deve mutare, significa che a mutare potrebbe essere non solo la sua contagiosità ma anche la sua virulenza, Per quanto ne sappiamo dal passato, per esempio la Spagnola aveva una letalità elevata, ma l’Hong Kong (1968) ha avuto una letalità molto più bassa. Questo può essere stato causato dalla disponibilità di antibiotici (che hanno ridotto i morti dovuti alle complicanze batteriche dell’influenza) ma anche dalla differente capacità del virus di dare polmoniti virale. Finché si dice che ci saranno milioni di malati sono d’accordo perché il virus sarebbe del tutto nuovo, ma per i morti bisogna dare per assunta una percentuale di letalità che tutta da verificare.

Di solito un’influenza normale quanto malati/morti fa all’anno? Alcuni milioni,di infettati a seconda del ceppo circolante. Se c’è stata una mutazione notevole del virus saranno di più, se la differenza rispetto ai virus precedenti è piccola saranno meno. Ciò dipende dal fatto che un virus poco differente dai precedenti viene più facilmente riconsoicuto dal sistema immunitario. Il numero dei morti dovuti al virus influenza le è molto difficile da stabilire perché l’influenza fa le sue vittime soprattutto tra gli anziani e i malati cronici che sviluppano complicanze letali di tipo batterico (soprattutto polmonite) facilitate, ma non causate direttamente, dal virus influenzale.

Se veramente ci saranno 2 milioni di persone da ricoverare dove le ricoveriamo? Due milioni di persone non si ricoverano da nessuna parte. Anche perché se si parla di necessità di ricovero si presume che si parli di malati in gravi difficoltà respiratorie. E i pazienti che necessitano di una respirazione assistita si ricoverano soprattutto nei raparti di rianimazione, che non hanno molti letti e che sono molto costosi. Non è un problema solo italiano: due milioni di posti letto in rianimazione non esistono da nessun a parte per quanto ne so.

In Inghilterra hanno stabilito che il vaccino disponibile sarà dato prima a medici e altri operatori sanitari, poi alle forze dell’ordine, infine a parlamentari e giornalisti. In Italia c’è qualche criterio del genere che verrà seguito? Non so se sia vero. Ma credo che la strategia più ragionevole sia: prima agi operatori sanitari perché sono contatto con i malati, poi a chi lavora nelle comunità, poi nelle scuole. Parlamentari e giornalisti… ci penserei più di due volte.

Luigi Ripamonti 26 ottobre 2005

 

 

 

 

 

colloquio con il professor Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di sanità

Influenza dei polli e rischio pandemia

Le domande "fondamentali" (e relative risposte) per chiarire i principali dubbi su virus aviario e pericoli per l'uomo

Polli decimati dal virus dell'influenza aviaria (AP)

 

l'UNITA'

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2006-02-12

 

È ufficiale: l'aviaria è in Italia. Cinque casi del virus più pericoloso
di red

Adesso è ufficiale: l’influenza dei polli è arrivata in Italia. Un decreto del ministro della Salute dispone misure urgenti di protezione e prevenzione che avranno una durata di almeno tre settimane. Venti i cigni morti in Italia, cinque con la variante più pericolosa del virus: uno è stato trovato nella provincia di Taranto, uno a Vibo Valentia e tre nella provincia tra Messina e Catania. In quetse aree misure drastiche di quarantina e sorveglianza.

11.02.2006
È ufficiale: l'aviaria è in Italia. Cinque casi del virus più pericoloso
di red

Adesso è ufficiale: l’influenza dei polli è arrivata in Italia. Un decreto del ministro della Salute dispone misure urgenti di protezione e prevenzione che avranno una durata di almeno tre settimane. L'ordinanza prevede due zone specifiche, una di protezione e di sorveglianza che riguarda tre chilometri di territorio intorno al ritrovamento del volatile morto di aviaria, dove saranno effettuati controlli su tutti gli allevamenti, i pollai e le aziende avicole; e un'altra zona di sorveglianza che interessa dieci chilometri dal ritrovamento del volatile morto e in cui verranno controllati, a campione, tutti gli allevamenti.

Il ministro Francesco Storace ha detto che sono venti i cigni morti a causa del virus dell'aviaria (H5N1), uno è risultato ammalato e manca ancora la conferma dal centro di riferimento nazionale di Padova. Cinque dei volatili morti sono stati infettati dalla variante più pericolosa del virus: uno è stato trovato nella provincia di Taranto, uno a Vibo Valentia e tre nella provincia tra Messina e Catania. Inoltre c'è ancora un caso sospetto a Lecce.

"Ho messo a conoscenza della situazione il presidente della Repubblica che mi ha chiesto dettagli sul fenomeno – ha dettro il ministro dutrante una conferenza stampa - Domani si riunirà l'unità di crisi con gli esponenti regionali delle zone interessate. Martedì riferirò nelle commissioni di Camera e Senato, mentre lunedì a Bruxelles verificheranno le misure che l'Italia ha preso all'indomani del ritrovamento dei volatili morti", ha detto Storace rassicurando sulla carne bianca italiana: "sto facendo una indigestione di pollo – ha scherzato il ministro -, la carne italiana è sicura perché gli allevamenti sono controllatissimi e la sicurezza è al cento per cento. Ricordate di mangiare comunque solo carne con etichettatura obbligatoria".

Storace infine ha sottolineato che il ritrovamento dei cigni morti per il virus H5N1 non modifica comunque la fase di allarme prevista dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero, ha precisato, "siamo ancora nella fase tre". Il livello di allerta indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità in queste situazioni è fermo già da mesi al terzo gradino. Quanto è accaduto in Italia, ha ricordato il ministro ha già riguardato altri paesi come la Bulgaria, la Romania, la Grecia e Cipro. Per il ministro non è quindi necessario cambiare i propri comportamenti alimentari.

 

 

http://www.rai.it/news

cigni affetti sono in tutto ventuno

Roma, 12 febbraio 2006
P {text-align=left;} Il virus dell'influenza aviaria è giunto in Italia. Si tratta del tipo H5N1, quello più letale. Venti cigni selvatici sono morti (quelli affetti sono 21) e di questi, 5 i casi di H5N1 ad alta patogenicità finora accertati. Le zone in cui si sono verificati questi casi sono la provincia di Taranto, quella di Vibo Valentia e, in Sicilia, la zona tra Messina e Catania. Il virus H5N1 riscontrato in Italia è "ad alta virulenza, il ceppo è di tipo asiatico", ha detto il ministro della Salute, Francesco Storace.

"Siamo in una condizione di relativa tranquillità rispetto alla sanità umana", ha aggiunto il ministro. "Ci sono invece aspetti di preoccupazione per quanto riguarda la sanità veterinaria". Questo non deve indurre a psicosi per quanto riguarda l'alimentazione: "non c'è trasmissione sull'uomo".

Per le prossime tre settimane comunque, per evitare che il virus si propaghi accidentalmente, il ministro ha ordinato il blocco della movimentazione degli animali a rischio aviaria. In Sicilia nel frattempo è scattato il piano d'allerta per eseguire controlli sul territorio.

La Commissione Europea è stata immediatamente informata di quanto sta accadendo in Italia."Le autorità italiane si sono impegnate con la Commissione ad applicare immediatamente le stesse misure precauzionali che la Commissione ha deciso per la Grecia ieri", si legge ancora nel comunicato di Bruxelles. L'Esecutivo Ue "adotterà lunedì la stessa decisione per l'Italia, stabilendo misure temporanee di protezione in relazione ai casi di influenza aviaria altamente patogena registrati negli uccelli selvatici" nella Penisola.

Anche i ministri delle Finanze del G8, riuniti a Mosca, in un documento comune riconoscono il rischio che l'influenza aviaria, che ha già ucciso diverse decine di esseri umani nel mondo, provochi una pandemia con un conseguente impatto sull'economia globale.

Il contagio giunto in Italia si collega forse agli altri casi che hanno colpito uccelli in Paesi vicini. Il virus H5N1 è stato individuato sui campioni prelevati dai cigni trovati morti giovedì in Grecia, secondo i risultati delle analisi svolte dal laboratorio britannico di Weybridge. Weybridge ha dichiarato che si tratta di H5N1 anche nel caso del cigno selvatico trovano morto in Bulgaria presso il confine romeno.

 

 

 

 

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